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Lévi-Strauss, un maestro per una strada ancora da percorrere (abstract)
Guido Ferraro

 

 

L’attuale tentativo di elaborare una visione della semiotica come scienza sociale a tutti gli effetti non può non vedere in Lévi-Strauss un fondamentale e attualissimo autore di riferimento; proponiamo dunque di delineare quale possa essere oggi l’impiego di alcuni nodi teorici e di alcune importanti prospettive che i suoi studi ci hanno aperto ma che la semiotica non ha fino ad ora saputo opportunamente sfruttare.

Va ricordato innanzi tutto come Lévi-Strauss abbia per primo risolto il problema dell’applicazione del modello saussuriano del segno in ambito narrativo, e come su questo si possa costruire una raffinata teoria della configurazione e delle funzioni semantiche di un discorso simbolico. Ma soprattutto ci viene da Lévi-Strauss una concezione avanzata della testualità e delle sue connessioni sistemiche, che attraverso un concetto molto elaborato di “trasformazione” consente di spostare la definizione delle identità semiotiche dal piano degli oggetti localmente testualizzati a quello dei sistemi di riferimento che ne controllano la continua rielaborazione. È sulla base di queste indicazioni che oggi possiamo dire che quelle che vedevamo come “strutture” dei testi possono essere ripensate come pratiche sociali, pragmaticamente rilevanti e talvolta conflittuali, che hanno nel testo una mera proiezione provvisoria e fugace. Questo si lega anche a concezioni utili per lo studio dei meccanismi di semantizzazione del reale, che un tempo vedevamo forse come fenomeni soprattutto esotici ma che sono col tempo diventati centrali, in una semiotica che potremmo dire sempre più “antropologizzata”.